Il Gioco dell’Oca Sistemico di Philippe Caillé e Yveline Rey nelle problematiche di dipendenza

L’intervento psicoterapeutico sistemico-relazionale in famiglie, coppie e individui condotto a livello ambulatoriale, al SerD, e nel contesto di una Comunità Terapeutica dal 2019 al 2021


Laura Angelica Berni1, Giuseppe Roberto Troisi2, Paola Trotta3


1Tossicologa, psicoterapeuta, Responsabile Comunità Terapeutica di Poggio Asciutto, SerD Sud Est 2, Figline Valdarno (Firenze).

2Psicologo, psicoterapeuta, Formatore, Didatta Centro di Studi e di Applicazione della Psicologia Relazionale, Prato.

3Psichiatra, psicoterapeuta, Direttore UFC Firenze 2 Sud Est e Mugello.



Riassunto. Il presente studio si prefigge di esaminare i risultati dell’uso del Gioco dell’Oca Sistemico di Philippe Caillé e Yveline Rey nell’ambito di dieci psicoterapie in ottica sistemico-relazionale rivolte a persone con problematiche di dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol e di gioco d’azzardo patologico, svolte sia nel contesto di un Servizio Dipendenze (SerD) che in una Comunità Terapeutica dell’Azienda USL Toscana Centro. Particolarmente in sei psicoterapie individuali, in un arco di tempo di circa due anni, dal 2019 al 2021, abbiamo introdotto il Gioco dell’Oca Sistemico a far parte, in maniera pressoché regolare, di un intervento psicoterapeutico sistemico-relazionale integrato con la tecnica di rinegoziazione del trauma basata sui fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione di Stephen W. Porges, nota come Teoria Polivagale, sull’approccio somatico esperienziale di Peter Levine e quelli senso-motorio raccolti e discussi da Bessel Van der Kolk. I risultati mostrano una miglior compliance dei pazienti al trattamento comunitario e l’emergere di maggiori risorse familiari messe a disposizione degli ospiti della Comunità.


Parole chiave. Gioco dell’Oca Sistemico, psicoterapia sistemico-relazionale, problematiche di dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol e gioco d’azzardo patologico, rinegoziazione del trauma.


Summary. The Philippe Caillé and Yveline Rey’s Systemic Game of the Goose in addiction problems. Family, couple or individual systemic-relational psychotherapeutic treatments carried out both in a Service for pathological addictions, SerD, and in a rehabilitation center from 2019 to 2021.

The present study aims to exam the results of the use of the Philippe Caillé and Yveline Rey’s Systemic Game of the Goose in ten family, couple or individual systemic-relational psychotherapeutic treatments for people with drug and alcohol addiction problems and pathological gambling, carried out both in a Service for pathological addictions and in a rehabilitation center (Azienda USL Toscana centro). Particularly in six individual psychotherapies, over a two years period, from 2019 to 2021, we have brought the Systemic Game of the Goose to be part, almost regularly, of a systemic-relational psychotherapeutic treatment, integrated with a technique that enables a renegotiation process of traumatic events based on the neurophysiological foundations of emotions, attachment, communication and self-regulation theorized by Stephen W. Porges, known as the Polyvagal Theory, Peter Levine’s Somatic Experiencing and Sensory-motor Experiences collected and discussed by Bessel Van der Kolk. The results show a better compliance of patients with the residential treatment and the rise of additional family resources made available to the rehabilitation center clients.


Key words. Systemic Game of the Goose, systemic-relational psychotherapeutic treatment, drug and alcohol addiction problems and pathological gambling, renegotiation of traumatic experience.


Resumen. El Juego Sistémico de la Oca por Philippe Caillé e Yveline Rey en problemas de adicción. La intervención psicoterapéutica sistémico-relacional en familias, parejas y individuos realizada de forma ambulatoria, en el SerD, y en el contexto de una Comunidad Terapéutica desde 2019 hasta 2021.

Este estudio tiene como objetivo el de examinar los resultados del uso del Juego Sistémico de la Oca de Philippe Caillé e Yveline Rey en el contexto de diez psicoterapias en una perspectiva sistémico-relacional, dirigidas a personas con problemas de adicción a las sustancias estupefacientes, alcohol y juego patológico y realizadas tanto en el contexto de un Servicio de Adicciones (SerD) como en una Comunidad Terapéutica de la Azienda USL Toscana Centro. Particularmente en seis psicoterapias individuales, durante un periodo de aproximadamente dos años, desde 2019 hasta 2021, hemos introducido el Juego Sistémico de la Oca a ser parte, casi con regularidad, de una intervención psicoterapéutica sistémico-relacional integrada con la técnica de renegociación del trauma basada en los fundamentos neurofisiológicos de las emociones, del apego, de la comunicación y de la autorregulación emocional de Stephen W. Porges – conocida como la Teoria Polivagal –, en el enfoque somático experiencial de Peter Levine y en los enfoques sensorial-motores recopilados y discutidos por Bessel Van der Kolk. Los resultados muestran un mayor cumplimiento de los pacientes con el tratamiento comunitario y la aparición de más recursos familiares puestos a disposición de los huéspedes de la Comunidad.


Palabras clave. Juego Sistémico de la Oca, psicoterapia sistémico-relacional, problemas de adicción a las sustancias estupefacientes, alcohol y juego patológico, renegociación de traumas.

INTRODUZIONE

«La storia, ogni storia, nasce quando ci sono un corpo e una mente

che si preparano all’ascolto».

Dacia Maraini, dal libro La bambina e il sognatore


Il Gioco dell’Oca Sistemico rappresenta uno dei sette oggetti fluttuanti descritti nel libro di Caillé e Rey insieme a: la sedia vuota del Più-uno; le sculture sistemiche, sculture viventi e quadri di sogno, sculture del presente, del futuro e del passato; il racconto sistemico; le maschere; il blasone familiare e il reflecting team, utilizzabili nella complessità del campo terapeutico nel cosiddetto “spazio intermediario” [1-3]. Tutti gli oggetti fluttuanti hanno, come funzione, quella di autorizzare l’introduzione nella seduta del fattore essenziale non descrivibile a parole, che rappresenta il racconto fondatore della relazione, il suo terzo, il suo hau1 [4]. 

Il presente lavoro si prefigge di analizzare i risultati raggiunti attraverso l’applicazione del Gioco dell’Oca Sistemico nelle psicoterapie sistemico-relazionali di individui, coppie e famiglie con problemi di dipendenza, relativi a uso di sostanze, alcol o gioco d’azzardo patologico, svolte sia nel contesto di un Servizio per le Dipendenze (SerD) sia nel contesto residenziale della Comunità Terapeutica pubblica “Poggio Asciutto” che a esso afferisce. È nostro obiettivo presentare i risultati dell’uso del Gioco dell’Oca Sistemico in psicoterapie non solo familiari e di coppia, ma anche individuali. Particolarmente in quest’ultime abbiamo portato il Gioco dell’Oca Sistemico a far parte, in maniera pressoché regolare, di un intervento psicoterapeutico sistemico-relazionale integrato con la tecnica di rinegoziazione del trauma basata sui fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione di Stephen W. Porges, anche nota come Teoria Polivagale, degli approcci somatico-esperienziali di Peter Levine e delle esperienze senso-motorie raccolte e discusse da Bessel A. Van der Kolk [5-9].

STORIA DEL GIOCO DELL’OCA

«La vita è un gioco la cui prima regola è:

essa non è un gioco, è una cosa molto seria».

Alan Wilson Watts [10]


L’origine del curioso nome è avvolta nel mistero; l’unica certezza è che, già nei primi esempi, sul tavoliere era sempre raffigurata un’oca: una tavola originaria di Venezia, risalente al 1640, raffigura una mensa imbandita su cui troneggia un’oca che si pensa potesse rappresentare il premio per il vincitore [11]. I dati spingono a considerare il gioco dell’oca un’invenzione italiana, riconoscendo alla città di Firenze il primato, se non nell’ideazione, nella sua diffusione, tenendo conto che giochi e feste godevano di grande fortuna presso la corte fiorentina [12, p. 60]. Il nostro tradizionale gioco dell’oca, dunque, sarebbe stato inventato a Firenze verso il 1580 da un ignoto, per conto di Francesco de’ Medici. Il gioco fu creato comunque sicuramente entro il 1587, visto che in quell’anno uscì a Madrid “Filosofia cortesana” di Alonso De Barre, un testo dove si applicava un percorso dell’Oca all’uomo di corte, al fine di migliorare le sue capacità all’interno dei doveri cortigiani [11].

Il gioco dell’oca, nella sua struttura, manifesta un richiamo alla vita umana tesa al raggiungimento di una meta. In un componimento inserito all’interno di un gioco dell’oca classico datato 1650 e realizzato da Valerio Spada (Figura 1), si fa esplicito riferimento al viaggio dei pellegrini, tutti nella stessa condizione di partenza, di cui solo uno arriva al “salvamento”2 dopo aver superato tutti gli ostacoli [12, p. 63].




Il disegnatore traccia sul tavoliere un percorso spiraliforme in senso antiorario diviso in sessantatré caselle, ciascuna numerata, tra le quali compaiono anche caselle speciali, fauste e infauste, che spezzano la linearità del cammino. Esistono caselle contenenti l’oca in cui si raddoppiano i punti. Esistono poi sei ostacoli: il ponte, l’osteria, il pozzo, il labirinto, la morte, la barca o prigione. La presenza degli ostacoli fa sì che il gioco sia solo apparentemente lineare e nasconda una natura estremamente labirintica. Questo porta a evidenziare la valenza iniziatica del gioco [12, p. 64].

IL GIOCO DELL’OCA SISTEMICO

«I giorni in cui dimentico sono finiti.
Stanno per cominciare i giorni in cui ricordo».

Ringo “Zucchino” (Tim Roth),

dal film Pulp Fiction di Quentin Tarantino


Caillé e Rey, riguardo al Gioco dell’Oca Sistemico, scrivono che «non si tratta più soltanto di seguire un labirinto disseminato di insidie quanto di riscrivere la storia in cui si inscrive la trama familiare. Ma questa riscrittura, punteggiata dalle risonanze del terapeuta (Elkaim, 1989) e dai suoi punti interrogativi, comporta numerosi livelli: quello degli avvenimenti nel loro sviluppo temporale, quello del valore simbolico attribuito a questi avvenimenti, quello dell’emozione legata a queste rappresentazioni» [1, p. 97]. 

Attraverso l’utilizzo del Gioco dell’Oca Sistemico viene avviata una trattativa con la famiglia/coppia/paziente nella scelta degli eventi e nella selezione della carta del simbolo da attribuire al ricordo inserito nella casella. Tale negoziazione è affrontata con grande impegno, per ciò che abbiamo osservato, anche e soprattutto nei casi di un Gioco dell’Oca Sistemico in terapia individuale. Il terapeuta fa da segretario: scrive su un biglietto il fatto e lo appone sulla casella; per fare questa operazione di trascrizione deve aver compreso bene di cosa si parla e deve anche stare attento a riportare tutto con chiarezza e brevità. Il terapeuta ascolta, aiuta, trascrive. Di seduta in seduta il tabellone cambia: prima vi vengono apposti i biglietti dei primi dieci ricordi, poi le figure simboliche, poi i ricordi delle caselle 1 e 12 e in questo processo l’oggetto fluttuante svolge il suo compito. Si struttura uno spazio intermediario tra terapeuta e famiglia con un codice comunicativo intorno al quale si sviluppa spontaneamente un processo dialogico che rende possibile, per il paziente, rivisitare la propria storia per aprire la strada a una nuova narrazione [14]. Dall’altro lato, il terapeuta si confronta con la propria capacità di ascoltare il dolore e la paura [15].

Così come con le famiglie e con le coppie, nelle psicoterapie individuali svolte a livello residenziale, per noi questa tecnica è divenuta una tappa significativa nell’esplorazione di ricordi episodici e delle emozioni a essi associate. Trattandosi spesso di soggetti adulti, giovani, tossicodipendenti, la dimensione del gioco permette di accedere con maggiore fluidità a memorie che spesso hanno difficoltà a emergere, laddove è arduo collocare nel tempo i ricordi. Nel processo di avvicinamento alla memoria traumatica di un soggetto, sappiamo che l’emozione della curiosità esplorativa è antagonista alla reazione simpatico-colinergica della diffidenza e dell’attacco/fuga [5,16]. Attraverso il gioco diventa più semplice potenziare l’emozione della curiosità e aiutare a esplorare e apprendere come ricordare di nuovo senza timori. Il Gioco dell’Oca Sistemico di Caillé e Rey consente ai nostri pazienti, guidati da mano esperta, di recuperare elementi della memoria episodica e poi di dar loro, attraverso i sette simboli, un valore emotivo, quando spesso essi hanno vite caratterizzate da traumi multipli (abbandono, neglect, violenze ripetute, stati di ansia protratti, percezione costante di pericolo, ecc.) e anche soltanto una ricostruzione cronologica dei fatti rappresenta una difficoltà. Il Gioco dell’Oca Sistemico, come spiegheremo più avanti, rappresenta sia un viaggio dentro al viaggio, sia una guida alla rivisitazione dei ricordi. Attraverso le tre fasi del Gioco sono esplorati piani successivi ma interdipendenti: quello dell’appartenenza e dell’identità, quello del tempo, quello delle regole e della posta.

Quello dell’appartenenza alla famiglia: attraverso gli avvenimenti di una storia che gli è propria e che lega i differenti membri, ma anche identità di individui diversi che esprimono una posizione personale quando scelgono le carte simboliche di Partenza e di Arrivo.

Quello del tempo: il tempo dei fatti e il tempo del Mito, quando la trama fenomenologica si adorna dei colori del simbolico.

Quello delle regole del gioco e della posta: se il numero di dieci caselle può sembrare costrittivo, tuttavia, questa costrizione, a cui è ugualmente sottomesso il terapeuta, impone un limite, una selezione, una messa in ordine. In compenso l’incompiutezza del gioco al suo inizio e al suo termine apre il campo a ogni possibilità [1]. Ciò è realizzabile, secondo la nostra esperienza, anche in caso di terapie individuali.

Come si svolge il gioco

Il Gioco dell’Oca Sistemico consiste in un percorso di dieci caselle a cui si devono aggiungere una casella di partenza e una di arrivo. I partecipanti fanno un primo percorso di dieci caselle selezionando per ciascuna un avvenimento importante della loro storia familiare. Si ripete poi il percorso qualificando gli avvenimenti tramite la scelta tra sette carte simboliche derivate dal Gioco dell’Oca tradizionale, l’oca, il pozzo, l’hotel, la prigione, il ponte, il labirinto, la morte. Si termina il gioco scrivendo individualmente qualche riga sulle origini della saga che hanno definito in comune (la casella di partenza) e sui suoi sviluppi prevedibili (la casella di arrivo) [1, p. 61].

All’inizio della seduta, il tabellone aperto è posto su un tavolino. Il terapeuta dispone di 10 cartellini bianchi e del materiale per scrivere. La famiglia seleziona gli avvenimenti da inserire nella caselle dalla 2 alla 11, il terapeuta riporta gli avvenimenti sui cartellini e li dispone nella casella corrispondente. Si tratta di fatti precisi: matrimoni, nascite, divorzi, ecc., ma spesso appaiono avvenimenti inattesi, sorprendenti per il significato a loro attribuito, che così ricordano al terapeuta l’originalità e l’autenticità di ogni Assoluto Relazionale [1]. Tale messa in spirale del calendario di eventi è, il più delle volte, occasione di scoperte per alcuni membri della famiglia, ma accade che lo possa essere altrettanto in terapia individuale, come ci è capitato spesso di osservare. Il soggetto tossicodipendente si stupisce di ciò che riesce a tornargli in mente e del valore che certi accadimenti hanno per lui. Queste cose, più o meno nascoste, più o meno implicite, possono cadere come delle rivelazioni. Il momento è allora propizio al dialogo; anche in sedute molto successive il Gioco dell’Oca Sistemico si è rivelato di aiuto nella rivisitazione della situazione traumatica con metodiche specifiche, o a fare collegamenti in maniera trasversale tra eventi del prima e del dopo la nascita della problematica di abuso o dipendenza. Infine, nella terza tappa del Gioco dell’Oca Sistemico, ogni giocatore dovrà scrivere o disegnare ciò che desidera mettere nelle due caselle di partenza e di arrivo.

Questo può essere realizzato in seduta o tra due incontri, a condizione di precisare che si tratta non di un lavoro collettivo, ma di una posizione individuale. In tal caso ognuno dovrà mantenere il segreto della sua versione dell’inizio delle cose e del loro seguito fino alla seduta successiva [1].

IL TABELLONE E LE CARTE DEI SETTE SIMBOLI


«E adesso che cosa facciamo? sussurrò Harry. Ma è chiaro, no? disse Ron,
dobbiamo iniziare a giocare e via via attraversare la stanza
fino ad arrivare dall’altra parte».

J.K. Rowling, dal libro Harry Potter e la pietra filosofale


L’elaborazione del tabellone (riprodotto nella Figura 2 dell’Appendice) è stata per noi un percorso all’interno dell’oggetto. Nel lavorare con tale strumento, nel familiarizzare con esso, nel verificare che rappresentava una porta d’ingresso per affiliarsi ai nostri pazienti a volte così diffidenti, impauriti, sofferenti, lo abbiamo via via adeguato, nella grafica e nei materiali. Il tabellone ha conosciuto cinque versioni, ognuna più vicina sia a noi che ai nostri utenti, quasi sempre molto giovani, benché adulti, e alle loro famiglie. Adesso lavoriamo su una versione del tabellone e delle carte creata per noi da una disegnatrice che contiene in sé e riassume la nostra esperienza.

Le sette carte dei simboli, in appendice, sono state elaborate sulla base delle indicazioni contenute nel testo di Caillé e Rey e anch’esse, nel tempo, sono passate dall’essere disegnate e scritte a mano su carta all’essere stampate su cartoncino dal computer, con figure sempre più in armonia tra loro. Alle sette carte grandi corrispondono le loro versioni più piccole, che vengono apposte a ogni casella evento.

LA NOSTRA ESPERIENZA

«Della sua vita non c’è altro da raccontare.

Il resto si è svolto al di là delle immagini e della storia».

Herman Hesse, dal libro Il gioco delle perle di vetro

Ciò che ci ha incuriosito di questa variante sistemica del Gioco dell’Oca è stato che questo oggetto fluttuante non ha né vincitori né vinti, ma si sviluppa in un cammino fatto di storia. Questo ci ha suggerito di utilizzare tale strumento anche in una terapia individuale: non c’è qualcuno che deve correre più veloce di un altro o essere più agile ed esperto, nessuno vince, può giocare anche una persona sola, ma chiunque giochi deve seguire un percorso di ricordi e di emozioni per arrivare in fondo.

Se nel Gioco dell’Oca classico i concorrenti si affrontano per vincere, nella variante sistemica succede altro: diventa un luogo protetto in cui non vi sono né vincitori, né vinti. Se il tabellone decorato di oche evoca l’infanzia e rassicura per il suo aspetto ludico, non di meno impone un quadro definito da regole esplicite. La rivalità e la competizione lasciano il posto allo spirito di scoperta [1].

Le prime volte abbiamo usato il Gioco dell’Oca Sistemico in terapie familiari e di coppia, sia di pazienti seguiti ambulatorialmente, sia di utenti della Comunità Terapeutica; con il passare del tempo e con l’esperienza acquisita, nel corso del nostro intervento psicoterapeutico individuale in Comunità, ci siamo interrogati sull’opportunità di provare a utilizzare il Gioco dell’Oca Sistemico anche con singoli individui.

Il gradimento riscontrato, la versatilità dell’oggetto e i risultati raggiunti ci hanno spinti a ripetere l’esperienza.

Dal punto di vista temporale, abbiamo sempre seguito l’indicazione di Caillé e non abbiamo mai introdotto questo oggetto fluttuante durante il primo incontro.

Riportiamo di seguito le istruzioni [1, p. 98] che diamo alla famiglia/al paziente nella prima seduta dedicata al Gioco dell’Oca Sistemico.

1. Per meglio comprendere lo scenario in cui si è prodotto il problema che siamo ad affrontare, vi/le propongo un gioco che assomiglia al Gioco dell’Oca. Non si tratta, tuttavia, di un vero gioco dell’oca; come potete/può constatare, questo tabellone, invece di 63 caselle ne contiene 10 bianche, più una di partenza e una di arrivo. Non ci sono dadi. Comincerete/comincerà con il selezionare i 10 avvenimenti più significativi della vostra/sua storia. Io sarò la vostra/sua segretaria e, sotto dettatura, scriverò questi avvenimenti su dei biglietti; in seguito li rivedremo uno a uno per precisare le date e qualificare meglio ciascun avvenimento selezionato. Mi aiuterete/aiuterà a collocare le carte in ordine cronologico sulle caselle bianche, scrivendo la vostra/sua storia in qualche modo e correggendo eventuali errori. È importante ricostruire questi grandi avvenimenti in ragione della loro importanza e delle loro conseguenze.


Nella seconda seduta del gioco il terapeuta riporta il tabellone su cui sopra ha attaccato i dieci eventi. Ecco la consegna che abbiamo stilato.

2. Questa volta vi/le chiedo una cosa un po’ diversa. Non si tratta più di selezionare gli avvenimenti significativi della vostra/sua storia, ma di dare a ogni avvenimento scelto un valore simbolico, attribuirgli un senso, una tonalità, un valore. Per questo utilizzeremo le sette carte qui presenti, che contengono i simboli del Gioco dell’Oca tradizionale. Con ciascuna di queste potrete/potrà descrivermi il significato personale che attribuite/attribuisce agli avvenimenti scelti. Le sette carte sono utilizzabili a ogni casella. Per ogni carta c’è una cartina in miniatura. Ogni volta che una carta è scelta, collocheremo sulla casella bianca dell’avvenimento la cartina corrispondente per ricordarci ciò che l’avvenimento ha evocato in ognuno di voi/in lei.


Le figurine dei simboli scelte le attacchiamo sul tabellone in seduta.

E alla fine della seconda seduta il terapeuta dice: “per la prossima volta dovrete/dovrà scrivere da solo il cartellino della prima e della dodicesima casella. Lo rivedremo insieme al prossimo incontro” (Nel caso si tratti di una famiglia o di una coppia, chiediamo di scrivere gli eventi senza condivisione del lavoro, in segreto l’uno dall’altro). Infine, all’ultimo incontro, si inseriscono i cartellini della casella uno, che rappresenta le origini, e della casella dodici, che rappresenta il destino.

Abbiamo familiarizzato con il Gioco dell’Oca Sistemico, più che con ogni altro oggetto fluttuante, perché la selezione di eventi significativi della storia familiare o personale, fondamento del gioco, ci ha fornito, oltre agli obiettivi specifici della tecnica, una base ulteriore per la rivisitazione delle memorie traumatiche nelle psicoterapie condotte a livello ambulatoriale al SerD, ma maggiormente in quelle rivolte agli utenti della Comunità Terapeutica pubblica di Poggio Asciutto [9,16,17]. In quest’ultime, attraverso un intervento integrato sistemico relazionale, narrativo e un approccio specifico di rinegoziazione dei vissuti traumatici [6-8], si affrontano le problematiche gravi e complesse di cui i nostri utenti sono affetti. Negli ultimi anni gli utenti della Comunità hanno riportato, in molti casi, storie personali e familiari di lutto, di trascuratezza, di neglect, di mancanza di attenzione ai loro bisogni primari [18], di abbandono e di abusi. Spesso hanno vissuto in condizioni di continuo allarme [19] e sono stati vittime di traumi ripetuti [9]. L’approccio sistemico relazionale, quello narrativo e un approccio specifico di rinegoziazione dei vissuti traumatici secondo le teorie senso-motorie di Van der Kolk e Levine e la teoria polivagale di S. Porges si intrecciano nel rispondere a tale livello di sofferenza [5,7-9].

Nel panorama ampio di questo lavoro, il Gioco dell’Oca Sistemico di Caillé contribuisce ad aiutare i nostri utenti a ricordare chi sono e da dove vengono, recuperare la loro eredità affettiva ed emotiva [20], riscoprire le proprie radici quando essi stessi non si percepiscono altro se non una figura confusa con la sostanza, un essere che non si immagina senza di essa né nel cuore né nella mente e che vive costantemente in un presente che non finisce mai. Per questo, nel lavoro che facciamo con i nostri utenti in terapie individuali non solo ci affidiamo frequentemente al Gioco dell’Oca Sistemico, ma ci è capitato di impiegare il tabellone completato anche in sedute successive.

I NOSTRI DATI

«La mia mano non riesce a scrivere ciò che ho nel cuore».

Heinrich Harrier (Brad Pitt),

dal film Sette anni in Tibet di Jean-Jacques Annaud


I risultati dell’uso del Gioco dell’Oca Sistemico descritti in questo lavoro sono stati raccolti in un arco di tempo di due anni, dal 2019 al 2021. Abbiamo impiegato il gioco in dieci psicoterapie, due familiari, due di coppia e sei individuali. Le psicoterapie individuali e familiari riguardavano utenti della Comunità terapeutico-riabilitativa pubblica di Poggio Asciutto dell’Azienda USL Toscana centro. Le due terapie di coppia, svolte invece a livello ambulatoriale, al SerD, erano rivolte a coppie di cui un componente aveva problemi rispettivamente di alcol e di gioco d’azzardo patologico. Gli utenti in psicoterapia individuale avevano un’età compresa tra i 25 e i 33 anni, cinque maschi, di cui uno con problematiche alcol correlate, e una femmina. Le sedute di svolgimento del Gioco dell’Oca Sistemico sono state generalmente tre, solo in un caso – familiare - due. Riportiamo di seguito quattro esempi.

Il gioco di Eugenio

Eugenio è entrato in Comunità Terapeutica a 25 anni per dipendenza da eroina. La psicoterapia è iniziata due mesi dopo l’ingresso in struttura. Eugenio aveva ricorrenti attacchi di panico ed esplosioni di rabbia, che lo portavano o ad allontanarsi dal gruppo restando da solo, in disparte, o ad arrabbiarsi con gli altri utenti anche per cose di poco conto. Al momento dell’inizio della psicoterapia, Eugenio stava ancora seguendo una terapia sostitutiva con metadone a dosaggi progressivamente decrescenti. A giorni alterni diceva che voleva andarsene e il suo percorso era in uno stato di immobilità. Il gioco dell’oca è iniziato che Eugenio aveva appena completato la disintossicazione, in quinta seduta.

Primo incontro, gli avvenimenti significativi della sua storia

• Casella 2: 2004, a 10 anni Eugenio, mentre passeggia con altri bambini, viene avvicinato da un uomo che lo vuole importunare. Ne capisce subito le intenzioni e riesce a farlo allontanare iniziando a chiamare la polizia con il cellulare.

• Casella 3: 2004, muore il nonno con cui Eugenio trascorreva molto tempo. Quando il nonno muore Eugenio piange.

• Casella 4: 2005, la mamma aspetta la sorellina. Eugenio accoglie la notizia inaspettata in maniera non facile.

• Casella 5: 2006, la sorellina ha problemi di salute, viene operata; la mamma piange.

• Casella 6: 2007, la famiglia si trasferisce. La mamma è in attesa di un altro bambino.

• Casella 7: 2007, nel nuovo condominio c’è un vicino spesso agitato. Eugenio lo sente bussare con violenza alla porta, prende un coltello nel caso debba difendere la sua famiglia dai pericoli.

• Casella 8: 2008, muore la nonna malata da tempo di cui Eugenio si occupa molto.

• Casella 9: 2016, un amico di Eugenio si suicida.

• Casella 10: 2018, a 24 anni Eugenio si fidanza. Non usa sostanze per tre mesi, ma quando ricade la storia finisce.

• Casella 11: 2019, è un anno piatto, non succede nulla. È tutto una routine.

Il lavoro è completato in una seduta. Eugenio prende via via confidenza con il gioco e dopo le prime difficoltà arriva a completare le dieci caselle anche se l’ultima è stata difficile da riempire.

Secondo incontro, le carte dei simboli e la qualificazione degli eventi

All’inizio della seduta Eugenio vede che la terapeuta ha attaccato i foglietti con i suoi ricordi. Li riguarda tutti, annuisce per ognuno. Attende calmo indicazioni, ora è incuriosito. A domanda risponde che si sente bene e che la vita di Comunità trascorre tranquilla.

• Casella 2: sceglie il pozzo sia come pericolo, per l’aggressore, che come salvezza, la prontezza di spirito mostrata.

• Casella 3: la morte come fine di una sofferenza per il nonno.

• Casella 4: la notizia dell’arrivo della sorellina è vista da Eugenio come un ponte che unisce due versanti.

• Casella 5: la morte perché l’operazione chirurgica risolve definitivamente il problema di salute della sorellina.

• Casella 6: Eugenio decide per il ponte che unisce due versanti.

• Casella 7: come per la casella 2 Eugenio sceglie il pozzo sia come pericolo che come salvezza, perché anche in questo caso, nonostante fosse piccolo, non si è perso d’animo di fronte a una minaccia per sé e i suoi familiari.

• Casella 8: Anche in questo caso, come per la casella 3, sceglie la morte come fine di una lunga sofferenza della nonna.

• Casella 9: qui Eugenio prende il labirinto che fa paura, e non è sprofondato nel panico, anche se l’evento l’ha molto colpito.

• Casella 10: la locanda. La vita è gradevole.

• Casella 11: decide per la prigione che rappresenta l’immobilità.

Per alcune caselle Eugenio è stato indeciso, come per la casella 5 e la 10, ma è d’accordo con la sua scelta definitiva. Gli do il compito di scrivere da solo nella settimana il contenuto della Casella 1, del prima, e della 12, del dopo.

Terzo incontro: la casella delle origini e la casella del destino

Eugenio ha scritto qualche appunto sugli eventi, è desideroso di parlarne.

Prima: 1997. I genitori di Eugenio si separano. Lui va in macchina con la mamma, vede il babbo dirigersi dalla parte opposta. Piange.

Dopo: Eugenio ha concluso la terapia con metadone, ha raggiunto un obiettivo concreto, nonostante le difficoltà le cose vanno bene.

Il Gioco dell’Oca Sistemico è stato introdotto dopo sedute che hanno previsto anche esercizi di respirazione mindfulness, di percezione corporea3 e body-scan4 che hanno contribuito ad abbassare i livelli di ansia. Alla conclusione delle tre sedute dedicate al Gioco Eugenio aveva ridotto la frequenza delle oscillazioni dell’umore e delle crisi di abbandono del programma in Comunità e si era ridotto il craving. Ha riscoperto una parte coraggiosa di sé e una capace di accudimento e tenerezza a cui non pensava da molto tempo.

Il gioco di Sara

Sara è entrata a Poggio Asciutto a 26 anni per eroinopatia e abuso di alcol. Presentava anche disturbi dell’alimentazione e in fase preadolescenziale si erano manifestati episodi di autolesionismo. La psicoterapia è iniziata dieci mesi dopo l’ingresso in struttura per la paura bloccante nel riprendere gli studi.

Il gioco dell’oca è iniziato in XXIX seduta. Sara entrava nella fase del reinserimento e le verifiche a casa si stavano facendo più frequenti e lunghe. Il rapporto con i genitori, separati in modo conflittuale, la vedeva continuamente coinvolta nelle dinamiche familiari, sia tra i due genitori sia tra i genitori e gli altri figli, sia tra i fratelli fra loro. Una famiglia invischiata dove crescere e perfino stare bene erano considerati un tradimento e il legame era mediato dal conflitto [21].

Si era programmato di fare una seduta con i genitori. Sara era in ansia, non sapeva se avrebbero accettato l’invito, non aveva idea di come avrebbero risposto alla convocazione, temeva l’esito dell’incontro. Per prepararla abbiamo pensato di giocare al Gioco dell’Oca per recuperare eventi significativi della sua vita che inevitabilmente avrebbero incluso aspetti dei genitori e della loro relazione precedenti a quelli attuali, più sereni.

Primo incontro, gli avvenimenti significativi della sua storia

• Casella 2: Sara viene bocciata alle medie perché resta a casa con il fratello che non sta bene psicologicamente. In quest’occasione riceve l’attenzione dei genitori.

• Casella 3: il padre si accorge, quasi casualmente, che Sara si taglia.

• Casella 4: viene bocciata alle superiori, secondo lei perché non vuole dare soddisfazione ai genitori che tengono molto alla scuola e perché non vuole crescere. Stringe cattive amicizie.

• Casella 5: 2012, viene portata al Pronto Soccorso per intossicazione acuta da sostanze psicoattive. Riceve attenzione dai genitori.

• Casella 6: al Centro dov’è ricoverata fa amicizia con una ragazza con problemi alimentari; Sara l’aiuta.

• Casella 7: 2014, si iscrive a un corso professionale, lo finisce e inizia a lavorare. Lavorare le piace, è volenterosa. Si fidanza, ma il rapporto finisce presto.

• Casella 8: 2015, inizia una nuova relazione. Lascia tutte le amicizie.

• Casella 9: con il compagno usa sostanze pesanti. Si trasferisce quasi in pianta stabile da lui. Si distacca dalla famiglia e viceversa.

• Casella 10: dopo qualche anno lascia il compagno; va al SerD. Entra in un programma, ma non migliora sotto il profilo delle sostanze.

• Casella 11: entra in Comunità.

Secondo incontro, le carte dei simboli e la qualificazione degli eventi

Quando ci vediamo nella seduta successiva, Sara dichiara di sentirsi grata per il gioco. Vuole precisare che ha scelto apposta solo fatti negativi perché quelli belli non meritano attenzione e non servono per lavorare su di sé, però le sono venuti in mente tanti ricordi piacevoli di cui avrebbe voluto parlare; le chiedo se vuole cambiare qualche casella, dice di no.

• Casella 2: per Sara stare con il fratello bisognoso di attenzioni e cure corrisponde alla prigione come luogo di protezione che aiuta l’auto conoscenza.

• Casella 3: Sceglie il ponte che unisce due versanti perché il padre si è accorto di lei.

• Casella 4: è una fase della vita per cui ritiene adatto il labirinto, luogo sconosciuto e rischioso.

• Casella 5: Sara opta per l’oca perché corre veloce e può perdersi qualcosa di importante.

• Casella 6: Sara decide per la prigione per l’auto conoscenza di sé nell’aiutare la sua nuova amica.

• Casella 7: sceglie l’oca che sa recuperare il tempo perduto. L’oca è dinamica.

• Casella 8: rompere con le amiche per il nuovo compagno è come dover pagare qualcosa per ottenere qualcos’altro e sceglie il ponte dove talvolta è richiesto un pedaggio per poterlo attraversare.

• Casella 9: questa fase per lei è ben rappresentata dal pozzo, si può annegare.

• Casella 10: il SerD è vissuto come labirinto che è un luogo per conoscersi meglio.

• Casella 11: in relazione all’ingresso in Comunità decide per la morte intendendo che qualcosa deve sparire perché qualcos’altro appaia.

Le affido il compito di scrivere il contenuto della Casella 1, del prima, e della 12, del dopo.

Terzo incontro: la casella delle origini e la casella del destino

Sara torna con i biglietti da inserire nelle due caselle.

Prima: Sara ha 5 anni. È una bambina che soffre la mancanza di attenzioni. Cerca di crescere da sola, ma con scarsi risultati.

Dopo: entra in Comunità, conquista la lucidità e riscopre le sue capacità che erano state sovrastate dai problemi.

Attraverso il Gioco dell’Oca Sistemico Sara ha scritto di fatti gravi e tristi, ma anche pensato a eventi positivi, ha messo nero su bianco la riscoperta di una parte competente di sé e questo le ha dato l’energia sufficiente ad affrontare i colloqui con il padre e la madre. Le sedute con i genitori sono state accolte e vissute positivamente sia dal babbo, sia dalla mamma, sia da Sara.

Il gioco di David e Beatrice

David si è rivolto al SerD per un disturbo da Gioco d’Azzardo presente da circa un anno. La psicoterapia di coppia è iniziata dopo sette mesi dalla presa in carico.

David e la moglie Beatrice si conoscevano da più di dieci anni. Erano giunti entrambi in Toscana da altre regioni e si erano incontrati perché lavoravano per la stessa ditta. Le loro famiglie di origine erano rimaste lontano e la coppia, quando l’abbiamo conosciuta, si sentiva sola e affaticata. Avevano un figlio di un anno di cui si occupavano senza alcun aiuto esterno pianificando meticolosamente i loro turni di lavoro. David aveva perso totalmente il controllo del gioco d’azzardo e si stavano affacciando pesanti problemi economici. Beatrice aveva perso la fiducia e stava pensando alla separazione. Il Gioco dell’Oca Sistemico è stato proposto in nona seduta, introdotto dopo che la coppia e la terapeuta avevano stabilito un buon legame.

Primo incontro, gli avvenimenti significativi della loro storia

• Casella 2: David e Beatrice scoprono di piacersi durante una festa con colleghi di lavoro.

• Casella 3: con il passare delle settimane, seppur fidanzati con altre due persone, scoprono di essere innamorati.

• Casella 4: David e Beatrice interrompono le precedenti relazioni per stare insieme.

• Casella 5: nello stesso anno, David e Beatrice si lasciano per un mese.

• Casella 6: poche settimane dopo essersi lasciati riprendono la loro relazione. Va meglio.

• Casella 7: l’anno successivo la loro relazione si interrompe di nuovo a causa dei sensi di colpa di David nei confronti della precedente compagna.

• Casella 8: ancora, poche settimane dopo, tornano insieme, questa volta definitivamente.

• Casella 9: comprano casa.

• Casella 10: otto mesi dopo che hanno iniziato la loro convivenza si sposano.

• Casella 11: dopo sette anni nasce Gianluca.

La raccolta dei dieci eventi è completata in una seduta. David e Beatrice hanno accolto con serietà il gioco.

Secondo incontro, le carte dei simboli e la qualificazione degli eventi

La terapeuta spiega la seconda parte del Gioco e David e Beatrice scelgono i simboli:

• Casella 2: in relazione all’incontro dove scoprono di piacersi, David sceglie il ponte per indicare l’oltrepassare un limite. Beatrice sceglie l’oca che fa un salto, ma può perdersi.

• Casella 3: David l’oca che brucia le tappe, Beatrice la morte, fine e rinascita.

• Casella 4: interrompere con i precedenti fidanzati significa per David la morte come rinascita, per Beatrice il ponte che offre la possibilità di attraversare.

• Casella 5: lasciarsi vuol dire per David il labirinto che fa paura, per Beatrice la morte che rappresenta la fine di qualcosa.

• Casella 6: per quando si rimettono insieme David opta per il pozzo come fonte di vita, Beatrice per il ponte che permette di superare un ostacolo.

• Casella 7: David e Beatrice scelgono senza dubbi entrambi il labirinto con la sensazione di sentirsi persi quando sono separati.

• Casella 8: David opta per il labirinto, questa volta con il significato che, se non si sprofonda nel panico, permette di conoscersi meglio, Beatrice per il ponte come unione di due versanti.

• Casella 9: in relazione alla convivenza David e Beatrice scelgono la locanda dove la vita è gradevole.

• Casella 10: il matrimonio è per entrambi il ponte che unisce due versanti.

• Casella 11: David sceglie il pozzo fonte di vita, Beatrice la morte, in senso di rinascita, per l’arrivo del figlio Gianluca.

Per la seduta successiva la terapeuta assegna a entrambi il compito di scrivere in autonomia il contenuto della casella 1, il prima, e della casella 12, il dopo.

Terzo incontro: la casella delle origini e la casella del destino

David e Beatrice si presentano con due biglietti ciascuno, preparati e ansiosi di condividere le loro idee. Beatrice lascia parlare per primo David, prende tempo. È emozionata.

Prima: David ha un nuovo lavoro e nuovi amici, ma poi conosce Beatrice di cui si innamora ed è un colpo di fulmine.

Beatrice è una donna libera al 100% di fare le sue scelte e ha voglia di divertirsi. Le manca la sua famiglia, ma cerca di non pensarci troppo.

Dopo: David sente di essere felice, hanno un bellissimo figlio.

Beatrice non è più una donna libera al 100% e la voglia di divertirsi si è trasformata nella voglia di stare bene con David e Gianluca. Le manca la sua famiglia e a volte si chiede se venire via è stata una buona scelta.

La terza seduta è stata emozionante per entrambi.

David aveva avuto una ricaduta durante la psicoterapia, ma dopo il Gioco dell’Oca ha consolidato un buon compenso, sotto il profilo del Disturbo da Gioco d’Azzardo, che a tutt’oggi permane.

Per questa coppia la pandemia del Covid ha messo improvvisamente fine alla psicoterapia in presenza, tuttavia ciò ha coinciso, in maniera perfetta, con la terza e ultima seduta del gioco e questo ha chiuso bene un cerchio. Il sovvertimento delle abitudini dovute alle chiusure per lockdown li ha colti di sorpresa e hanno dovuto far fronte al fatto di avere sempre a casa il piccolo Gianluca che non andava più all’asilo. Seppur affaticati e attoniti sono riusciti ad attingere alle loro risorse e ad affrontare le criticità insieme.

Il gioco di Silvia e dei suoi genitori

Silvia è entrata in Comunità a 30 anni per un disturbo da uso di cocaina. A questo si erano in passato associati un disturbo alimentare e, già in età preadolescenziale, episodi di autolesionismo che però durante il programma a Poggio Asciutto non si sono ripresentati. La sua psicoterapia è iniziata circa nove mesi dopo l’ingresso in struttura per l’insorgenza di attacchi di panico ed episodi di vomito dovuti alla notizia inaspettata di problemi legali, eredità del vecchio stile di vita tossicomanico.

Silvia era alla XXVII seduta individuale.

Il Gioco dell’Oca Sistemico è stato proposto nella terza di cinque sedute con i genitori di Silvia, Alberto e Chiara, effettuate in prospettiva del suo ritorno a casa. Quando è iniziato il Gioco il programma terapeutico riabilitativo residenziale di Silvia stava appunto entrando nell’ultima fase. In questo caso lo svolgimento del gioco ha richiesto due sedute.

Primo incontro, gli avvenimenti significativi della storia familiare

• Casella 2: 1990, nasce Silvia.

• Casella 3: il ricordo è di Chiara; Silvia va alla scuola materna. È una bambina molto affettuosa, solare. Alberto e Chiara sono felici.

• Casella 4: Silvia propone questo fatto, Alberto e Chiara mandano la figlia di sei anni in campeggio con i nonni perché così può stare al mare a lungo mentre loro restano in città a lavorare. Un giorno Silvia fa un dispetto a una signora che ha la tenda vicina alla loro. La nonna la lega a un albero per punizione. I campeggiatori vicini ridono. Alberto e Chiara dicono che non hanno memoria di questo fatto, mentre per Silvia è un ricordo indelebile.

• Casella 5: alle elementari Silvia deve andare in gita con la scuola, Alberto e Chiara le danno il permesso, ma si dimenticano di firmare il foglio del consenso. All’ultimo momento Silvia incolla una vecchia firma del padre sul foglio per andare con i compagni, ma viene scoperta. I genitori pensano che Silvia abbia spirito di iniziativa e che sia un tipo che non si arrende.

• Casella 6: Alberto ricorda che Silvia, in età preadolescenziale, sottrae di nascosto il cellulare a una ragazzina. La nonna che scopre i fatti riporta tutto ai genitori. Alberto e Chiara si preoccupano e iniziano a portare Silvia da uno psicologo.

• Casella 7: Silvia, a 14 anni, deve sottoporsi a cure che prevedono l’uso di un ausilio ortopedico ingombrante e vistoso. Così era accaduto anche a Chiara durante la sua fanciullezza. Silvia diventa taciturna e si sente a disagio con i coetanei.

• Casella 8: l’anno seguente Silvia va a scuola con la minigonna e inventa una vita sregolata e di divertimenti notturni. Inizia l’uso di cannabis e amfetamine.

In una seduta la famiglia è riuscita a identificare solo otto eventi, non è stato possibile completare il percorso fino alla decima casella; abbiamo deciso di interrompere il gioco poiché erano esausti; hanno avuto difficoltà a ricordare e anche a dare un ordine temporale ai fatti. Alberto ha affermato, a un certo punto, che questo sembra un gioco, ma non lo è affatto. A turno, tutti e tre si sono stupiti dei ricordi degli altri. Certi eventi, anche positivi, erano rimasti patrimonio di uno, non della famiglia. Il confronto è stato sempre corretto, senza conflitto aperto. Le difficoltà nel ricordare, tuttavia, sottendevano anche un certo atteggiamento di volontaria omissione di fatti: si percepiva che ci fossero segreti di cui hanno preferito tacere. Nonostante ciò, è stato reintrodotto il dialogo con il proprio Assoluto familiare [1,3].

Secondo incontro, fine della raccolta degli eventi, le carte dei simboli e la qualificazione degli eventi, la casella delle origini e la casella del destino

La terapeuta spiega la seconda parte del Gioco e Silvia, Alberto e Chiara terminano il racconto dei fatti, poi scelgono i simboli e infine completano anche le caselle 1 e 12.

• Casella 9: Silvia è già maggiorenne, Chiara trova le prove dell’uso di sostanze in casa. Silvia inizia ad andare al SerD.

• Casella 10: due anni dopo Silvia va via di casa. Tutta la famiglia si riunisce per dissuaderla, ma lei è irremovibile. Vive qua e là, in case abbandonate. Alberto e Chiara, consigliati dal legale, le tolgono la residenza.

• Casella 11: Silvia si sposa.

La scelta dei simboli

• Casella 2: per la nascita di Silvia tutti e tre scelgono il ponte, ma mentre Alberto e Chiara con significato di unione, Silvia con il significato di invasione.

• Casella 3: tutti e tre scelgono la locanda dove la vita è gradevole.

• Casella 4: tutti e tre scelgono l’oca con il significato che finisce in situazioni da evitare per l’episodio del campeggio.

• Casella 5: in relazione alla firma per andare in gita sono tutti d’accordo sul ponte che serve a sormontare l’ostacolo.

• Casella 6: l’episodio del cellulare preso di nascosto ricorda a tutti la prigione con senso di immobilità.

• Casella 7: anche in questo caso sono concordi sulla prigione, luogo dove ci si trova nostro malgrado e si deve attendere di essere liberati (dal presidio ortopedico).

• Casella 8: la sregolatezza di Silvia è un pozzo che dà senso di annegamento.

• Casella 9: trovare le sostanze in casa è per i tre entrare nel labirinto, che è un luogo sconosciuto e fa paura.

• Casella 10: l’abbandono della casa da parte di Silvia, per Chiara è il pozzo con senso di annegamento mentre per Silvia e Alberto la morte che dà un taglio netto alle cose.

• Casella 11: il matrimonio, scelgono l’oca che corre veloce e finisce in situazioni da evitare.


Nella stessa seduta compilano la casella 1 e la casella 12.

Prima: per Silvia la prima casella contiene il matrimonio dei genitori.

Per Alberto la gravidanza di Chiara che aspettava Silvia.

Per Chiara essere andata a vivere con Alberto, libera dalle rigide regole familiari.

Dopo: per tutti e tre la casella 12 è Silvia che entra in Comunità.

Nelle sedute familiari sono state poste le basi per un rientro in famiglia di Silvia, una grande famiglia, molto avvolgente e piena di calore. I suoi genitori sono riusciti a trovare un sufficiente equilibrio tra il timore e la speranza, mentre per Silvia si è aperta la possibilità di uno svincolo libero dal senso di vergogna, di paura e di rabbia.

CONCLUSIONI

«Non racconti una storia solo a te stesso.

C’è sempre qualcun altro. Anche quando non c’è nessuno».
Margaret Eleanor Atwood, dal libro Il racconto dell’ancella 


Il Gioco dell’Oca Sistemico è ormai diventato per noi una tecnica frequentemente utilizzata nelle psicoterapie in Comunità Terapeutica e sperimentata anche al SerD, (in due terapie di coppia). Come abbiamo in parte anticipato durante la descrizione dei casi clinici, il gioco è stato utilizzato con degli obiettivi generali e poi specifici.

Gli obiettivi generali sono stati: facilitare la narrazione attraverso il gioco in un clima più rassicurante per i soggetti dipendenti e i loro familiari, spesso sia inesperti nel raccontarsi, ma anche diffidenti.

Evocare l’Assoluto familiare/di coppia/individuale in seduta.

Permettere agli utenti e ai loro familiari di specchiarsi nel passato, negli eventi precedenti al problema di dipendenza e quindi recuperare ricordi al di fuori di quelli legati indissolubilmente alla sostanza.

Scrive Cancrini: «la psicoterapia consiste nel cambiamento delle premesse o delle basi su cui l’individuo ha organizzato e bloccato la propria esperienza. […] Quando la terapia funziona la novità con cui ci si confronta è quella di un individuo che organizza la sua esperienza (e interpreta la realtà) in un modo diverso: gli stessi dati dell’esperienza vengono utilizzati differentemente se particolari che prima erano irrilevanti, divengono decisivi; se frasi, gesti, fatti, evocano nuovi pensieri ed ipotesi» [23].

Gli obiettivi specifici sono stati: nel primo caso presentato, quello di Eugenio, ridurre il craving invitando il paziente a giocare a un gioco, un gioco di esplorazione di sé. Egli ha ricordato una storia, la sua storia, e facendo questo ha superato il momento di difficoltà in cui era deciso a interrompere il programma residenziale.

Nel caso di Sara, invece, abbiamo usato il Gioco dell’Oca Sistemico a monte delle sedute familiari per il recupero di risorse che la aiutassero a vincere il senso di vergogna, rabbia e paura.

Per David e Beatrice l’obiettivo specifico era ricordare loro il proprio Assoluto di coppia [3], laddove le angosce di perdita dovute al gioco d’azzardo patologico erano state e continuavano a essere concrete e devastanti. Il caso ha voluto che con il Gioco dell’Oca Sistemico si sia chiusa la psicoterapia in presenza. Infatti la notizia del lockdown è arrivata dopo il terzo incontro dedicato al gioco. A posteriori riteniamo che ciò abbia contribuito a uno svincolo meno traumatico in un momento di forte disorientamento mondiale.

Nel quarto caso, quello di Silvia, dopo un intenso lavoro individuale, è stato possibile ricondurre due genitori e una figlia all’idea di un’origine e di un destino familiari, dopo che una grave forma di tossicodipendenza ne aveva fatto smarrire il ricordo.

Scrive Caillé: «L’oggetto è fluttuante proprio perché allarga il campo, illumina gli angoli oscuri, rivela le risonanze senza spingere verso nessuna direzione, né decidere l’ora. L’oggetto fluttuante non è una leva per forzare il cambiamento. Aumenta il numero di possibilità e il sistema cambia al momento giusto seguendo le proprie modalità» [1, p. 23].

Anche negli altri sei casi, non descritti così nel dettaglio, abbiamo raggiunto sia gli obiettivi generali, ma anche obiettivi specifici.

Quando si apre il cartellone in formato A3 con dodici caselle vuote e due oche vediamo negli occhi degli utenti un certo sguardo incredulo; qualcuno è divertito, qualcuno fa una smorfia di disappunto, come se non fosse una cosa sufficientemente seria per la gravità del suo caso. Ma poi viene immediatamente compresa la natura dello strumento e la sua virtù. Al secondo incontro, quasi per tutti, ritrovare le proprie esperienze posizionate ordinatamente sul foglio evoca addirittura un sentimento di gratitudine e la percezione di aver ricevuto attenzione. Per il soggetto tossicodipendente, che ha difficoltà a parlare di sé, che ha spesso vissuto senza norme e confini, che prova vergogna, rabbia, paura, si rivela di grande aiuto il potersi narrare con brevi episodi, come in piccoli ritratti, all’interno delle regole del gioco e scoprire di essere stato ascoltato.

L’utilizzo del Gioco dell’Oca Sistemico di Caillé in Comunità Terapeutica, a livello individuale, permette di alleggerire il setting terapeutico contribuendo a favorire l’aggancio del tossicodipendente e a rafforzare la relazione terapeutica. Egli infatti, nella sua ambivalenza rispetto alle proprie problematiche, necessita di coinvolgimento, incoraggiamento e attenzioni, di essere aiutato a esprimersi e anche a ricordare, soprattutto nei primi mesi di permanenza in struttura, quando il craving per le sostanze e il richiamo alla “vita di piazza” sono forti [19]. Abbiamo osservato che anche la psicoterapia individuale trae vantaggio dal Gioco dell’Oca Sistemico di Caillé poiché, attraverso la sua apparente semplicità, permette al paziente di specchiarsi nelle caselle riempite dagli eventi della sua vita, di accedere alle sue origini, spesso smarrite, e al suo futuro, che deve interamente ricreare.

Cancrini osserva: «Il cambiamento non si limita al contenuto. Infatti il soggetto vive la nuova e straordinaria esperienza di muoversi da una convinzione all’altra; egli diviene consapevole della relatività dei vari punti di vista, dell’impossibilità di aderire una volta per tutte a un’unica interpretazione della realtà. Questo tipo di esperienza può essere ripetuta più di una volta in termini di contenuto e di tipo di apprendimento; ciò che non può essere ripetuto è la sua parte più significativa: la scoperta della relatività della propria prospettiva. Come accade di fronte alla Metamorfosi II di Escher. Il cambiamento da una forma a un’altra può essere ripetuto più di una volta, ciò che non può essere ripetuto è la sua parte più significativa: la scoperta che il cambiamento è possibile» [23, pp. 102-103].


1 Nel corso del suo lavoro sul posto, nel 1923, Marcel Mauss osserva presso i Maori della Nuova Zelanda un tipo di scambio che è fondamentale per la coesione della società che egli andava studiando, il ciclo del dono. Si tratta di un’istituzione nella circolarità della relazione, che ne assicura un’organizzazione dinamica nella durata. I suoi informatori gli spiegano che il fattore che assicura che un dono che si fa deve presto o tardi nel futuro essere contraccambiato, risiede nel fatto che ogni dono contiene un potere molto forte, l’hau, che esige che il ciclo si compia. Colui che trascura l’hau e interrompe il ciclo del dono si espone alla vendetta degli spiriti della natura. Rischia anche di far emergere un’altra circolarità di scambio, ancorata anch’essa nella durata e di carattere temibile, la circolarità della vendetta [4, p. 22].

2  «Da una Porta partir’ più pellegrini, Per arriuare a vn luogo desiato, Spinti dall’ossa, ch’ han negli occhi il fato, A andar di trotto, como i Vetturini. non andauan’ insieme ma vicini, E nell’vrtarsi si toglieano il lato. E chi vn augel trouaua, era forzato Il paßo a raddoppiar per quei confini. UN a vn mal’ paßo cadde, e gli dispiacque, Vn altro ebbe dal vin gran nocumento, E un altro aßai maggior l’ebbe dall’acque. UN per la uia smarrißi vn restò dentro Vn carcer chiuso, vn senza vita giacque, E vn sol di tanti giunse a saluamento» [13].

3  Si intende con percezione corporea la percezione di parti del corpo, di movimenti, di sensazioni. Peter Levine [3] insiste sul fatto che il felt sense del corpo permette di accedere fisiologicamente ai ricordi procedurali. I pazienti traumatizzati sono prigionieri di una contrazione cronica, uno stato di fissità in cui sembra che nulla possa cambiare. Il corpo è diventato il nemico e quelle sensazioni sono l’annuncio temuto del ritorno dell’evento traumatico. In maniera analoga, ciò accade anche nei soggetti con problematiche di dipendenza, in cui è osservabile, in genere, difficoltà nel discriminare gli stati emotivi dalle sensazioni corporee sottostanti.

4 Attraverso il body scan si aiutano i pazienti a spostare l’attenzione su tutte le zone del proprio corpo, una dopo l’altra, lentamente, mantenendo su di esse la concentrazione. In tali pratiche è fondamentale la voce del terapeuta [22].


BIBLIOGRAFIA

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14. Manfrida G. La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano: Franco Angeli, 2014.

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22. Troisi GR. Kurt Cobain e Marlon Brando: Ri-tratti di Voce. In: Ciappi S, Schioppetto G (a cura di). Criminologia narrativa. Storie, analisi e ascolto della condotta violenta. Padova: Libreria Universitaria, 2018.

23. Cancrini L. La psicoterapia: grammatica e sintassi. Manuale per l’insegnamento della psicoterapia. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1987.