I libri del Centro Studi: una vera scuola
di psicoterapia

Luigi Cancrini1



L’avventura del Centro Studi è iniziata nel 1970, 45 anni fa, ed io ho ancora nello studio la foto dell’ingresso della nostra prima sede. Via Val di Cogne 22 a Roma, una porta d’ingresso in mogano, la targa, oggi in ottone, Paul Watzlawick ed io in posa davanti alla Kodak di Maurizio Coletti. Fondamentale era allora, nelle lunghe serate che passammo insieme dopo aver visto e discusso le nostre prime famiglie (la signora depressa che faceva impazzire marito e figlio; la fanciulla silenziosa che temeva di aver danneggiato irreparabilmente sua madre; le ragazzine terribili che ci aspettavano pacifiche in seduta dopo aver chiuso i genitori e la nonna in balcone, la serranda abbassata e un’aria di sfida divertita negli occhi), il momento della lettura con Gianni Fioravanti che traduceva con noi e per noi la nostra bibbia di allora, Pragmatics of Human Communication, con gli assiomi della comunicazione umana descritti dal gruppo di Gregory Bateson.
Leggemmo molti libri, allora, partendo da quello. Insieme e da soli, cercando successivamente il momento dello scambio ed avendo la fortuna di avere con noi, anno dopo anno, le persone straordinarie che li avevano scritti: Paul Watzlawick e Jay Haley, Sal Minuchin e Mara Selvini. Gettando le basi con loro di quella che sarebbe stata la cultura del nostro Centro Studi mentre quello che ci si apriva davanti, nel quotidiano della nostra attività, era il confluire naturale di una formazione (di una pratica) relazionale sistemica nel cambiamento rivoluzionario del paradigma psichiatrico annunciato in Italia dalla esperienza di Franco Basaglia e dalla sua Istituzione Negata: il libro uscito in Italia nello stesso anno, il 1968, in cui l’editore americano aveva pubblicato la Pragmatica. E cominciammo a scrivere di noi, allora, e delle nostre esperienze. Per raccontarle e per discuterle. Dando un contributo importante, oggi riconosciuto da tutti, allo sviluppo di una psichiatria e di una psicoterapia davvero relazionale e sistemica. Come il Centro cui abbiamo dato vita.
Poiché tutto questo continua, e poiché ogni nuova scoperta ed ogni nuova osservazione aprono spazi sempre più ampi alla verifica di quello che ancora non sappiamo, i libri che provengono da noi, dalle nostre esperienze di lavoro clinico e didattico sono sempre di più. Ed è proprio a loro, ai nostri nuovi libri, alle pubblicazioni dei nostri didatti e dei nostri allievi (in questo caso Ilio Masci e Francesco Colacicco), che Ecologia della Mente intende dedicare uno spazio speciale: favorendo la circolazione delle idee, delle curiosità e dei dubbi fra quelli che, in sedi diverse, vanno avanti in questo nostro discorso. Relazionale e sistemico. Nato a Roma in Via Val di Cogne in un mitico, lontanissimo anno di grazia 1970.





Prefazione al libro di Ilio Masci
L’albero e il biancospino. La famiglia nell’anoressia
da imputata a risorsa
(Armando Editore, Roma, 2014)

Francesco Bruni1



L’albero e il biancospino è una metafora che richiama la relazione fra ordine e specie o famiglia e individuo e ci fa pensare alle radici, al nutrimento, alla casa, alla crescita, ai frutti, alle spine ma anche alla creazione, alla struttura e alla poesia. L’accostamento con il biancospino, in quanto arbusto con spine, ma con proprietà fitoterapiche, come cardioprotettore, sedativo o rimedio nella cura dell’ansia e dell’insonnia, ricorda l’intreccio famiglia e disagio psichico. D’altronde, il disagio o il comportamento sintomatico è un tentativo ingenuo di autoterapia che reclama attenzione alla condizione individuale nello scenario relazionale familiare e socio-culturale.
La metafora rispecchia lo spirito creativo di Ilio Masci e il suo sguardo attento e accogliente che ritroviamo in questo suo libro. E ci riporta, in un certo senso, al tema di fondo che analizza le dinamiche familiari e il modo in cui è considerata la famiglia nelle problematiche legate all’anoressia, e come questa lettura sia cambiata nel corso del tempo passando da imputata a risorsa del processo terapeutico.
Il libro che avete in mano ripercorre la storia della cura dall’anoressia e degli altri disturbi del comportamento alimentare, e in parallelo ci offre un quadro dei cambiamenti nel rapporto con la famiglia e nella lettura del contesto familiare. Nell’accompagnarci in questo percorso, Masci si avvale della sua lunga esperienza di terapeuta sistemico-relazionale e del suo lavoro ventennale sui disturbi del comportamento alimentare, nel Dipartimento di Salute Mentale di una provincia dell’Umbria. La lettura è resa avvincente e appassionante dai continui accostamenti fra la presentazione dei modelli di psicoterapia che si sono affermati negli anni e le esperienze cliniche dell’autore.
Il discorso parte dagli studi pionieristici sull’anoressia nella seconda metà dell’Ottocento e sulle prime ipotesi eziologiche riguardanti la natura della malattia tra psiche e soma. Per poi passare al contributo delle teorie psicoanalitiche della sessualità, nella prima parte del Novecento, e giungere, negli anni Sessanta e Settanta, a una lettura più complessa. È il caso del contributo della Bruch che ritrova, nelle ragazze anoressiche, un profondo sentimento di inadeguatezza sperimentato all’inizio dell’adolescenza in contrasto con i valori fondamentali espressi dalla famiglia verso il successo e l’affermazione personale. In queste circostanze può capitare che un evento critico sul piano relazionale porti allo sviluppo del comportamento anoressico come desiderio di riuscire su un terreno difficile. Sarà Mara Selvini Palazzoli a dare un apporto decisivo agli studi sull’ambiente familiare e a mettere in discussione l’idea che la famiglia sia un ostacolo al trattamento della persona anoressica.
Negli anni successivi, Selvini Palazzoli e Minuchin approfondiranno l’analisi dei modelli familiari nelle famiglie anoressiche. La Selvini già nel 1963 aveva osservato alcune caratteristiche delle dinamiche relazionali dei componenti la famiglia che approfondirà successivamente negli anni Ottanta proponendo un modello eziopatologico in sei stadi che Masci puntualmente riporta. Mentre Salvador Minuchin nella ricerca sulle famiglie psicosomatiche descriverà le interazioni disfunzionali della famiglia “anoressica” nel determinare e contribuire a mantenere il sintomo: invischiamento, iperprotettività, evitamento del conflitto, rigidità. Benché questi contributi siano basati su una causalità circolare, passa l’idea che la famiglia sia determinante nella comparsa e nel mantenimento del disturbo.
Anche sul versante socio-culturale si osservano alcune contraddizioni nei modelli femminili: da un lato si elogiano la fragilità, la dolcezza e l’accondiscendenza e dall’altro si valorizzano l’autocontrollo e la forza morale. Si assiste a una modificazione nel rapporto dell’individuo con il suo corpo condizionato dall’esaltazione del culto della magrezza per essere accettate socialmente. Il mondo femminile si misura con il dilemma di desiderare il successo e l’affermazione personale in contrapposizione all’esaltazione dei ruoli femminili più tradizionali. Contraddizioni che si manifestano in molte ragazze e con più frequenza in quelle che vivono in famiglie ancorate a valori arcaici, come osserva Masci a proposito di una ricerca del 2003. Ricerca volta a verificare l’ipotesi che il sintomo anoressico sia un tentativo di denuncia della discriminazione femminile, comunicando con il corpo quella sofferenza percepita nella madre e che rischia di condizionare le proprie possibilità di sviluppo. Perciò, si ritiene necessario coinvolgere la famiglia nel rivedere miti arcaici e riconoscere nel disagio della figlia l’opportunità per crescere.
Il libro riporta un inquadramento dei diversi disturbi del comportamento alimentare e le linee-guida per organizzare una risposta terapeutica da parte dei servizi. L’autore, a tale proposito, denuncia il colpevole ritardo culturale nell’attenzione al ruolo della famiglia nei disturbi del comportamento alimentare da parte di tanti professionisti, ad eccezione dei gruppi di ricerca della Selvini Palazzoli e di Onnis.
Mentre nell’ultima parte degli anni Novanta, si afferma un’impostazione multidimensionale nel trattamento dell’anoressia basata sull’evoluzione del modello sistemico e il recupero della dimensione individuale dei componenti la famiglia e della dimensione storica letta in chiave trigenerazionale. La Selvini Palazzoli sarà protagonista di questa evoluzione abbandonando l’impostazione colpevolista dei genitori a proposito dell’insorgenza della malattia. Questa evoluzione è all’insegna dell’integrazione fra aspetti individuali, familiari e sociali che contribuiscono al disturbo del comportamento alimentare.
Seguendo questo nuovo filone, le ricerche si soffermano sul sistema familiare e le sue dinamiche relazionali, con attenzione alla dimensione individuale in un’ottica trigenerazionale. Così, si analizza: la figura paterna tra carenza e narcisismo, la figura materna tra prevaricazione e sacrificio, il rapporto con i fratelli e le sorelle e la personalità di chi è colpito dal disturbo anoressico. Si attribuisce il nucleo patologico al profondo senso d’inadeguatezza sperimentato nel corso della crescita e si individuano quattro tipi di organizzazioni di personalità associate prevalentemente al disturbo: dipendente, borderline, ossessivo-compulsivo e narcisista.
Un altro importante contributo all’integrazione degli aspetti culturali, individuali e familiari è offerto da Luigi Onnis, che conduce una ricerca sulla matrice relazionale e sugli aspetti mitici delle famiglie, in particolare su “il tempo sospeso”, espressione poetica che indica l’arresto evolutivo delle relazioni nelle famiglie anoressiche.
Il libro si sofferma sul “family based approach”, un interessante contributo proveniente dall’Inghilterra, che si basa sull’inclusione dei familiari nel trattamento delle pazienti adolescenti. Esso integra diversi approcci sistemici: il modello strutturale nella somministrazione dei pasti, la terapia strategica nella gestione del potere nella famiglia, la terapia narrativa per l’esternalizzazione della malattia dal paziente e dalla famiglia. Secondo queste linee di intervento, la famiglia è una risorsa importante per la guarigione.
Nell’ultima parte, si discutono le linee-guida per la costruzione di percorsi terapeutici e si considerano le nuove frontiere di lavoro con le famiglie. Ciò porta a sottolineare la necessità di un approccio multidisciplinare e a creare team di specialisti di diverse professionalità. I quali attuano un trattamento che si articola in protocolli individuali e familiari integrati, suffragati da un’ipotesi eziologica multifattoriale, considerando le dinamiche familiari insieme ai fattori biologici, socioculturali, psicologici individuali e storici.
Masci ci ricorda che se la storia, l’organizzazione, le relazioni familiari contribuiscono allo sviluppo del sintomo, non si può affermare che la famiglia sia di per sé determinante nell’eziologia del disturbo alimentare. Ciò nonostante, per una corretta valutazione dell’incidenza delle dinamiche familiari, occorre considerare le fasi del ciclo vitale nell’esordio del sintomo, l’ingresso nell’adolescenza, e nei tentativi di svincolo intorno ai 20 anni. Sul versante psicoterapeutico, negli ultimi anni, si sono affermati diversi modelli. Essi ci dicono che non vi è un approccio adatto a tutte le tipologie di disturbo del comportamento alimentare, ma che occorre trovare quello più adeguato al sistema relazionale che chiede aiuto. È però necessario uscire da una concezione colpevolizzante della famiglia per costruire con essa un rapporto di collaborazione includendola nel trattamento e sostenendola nel ritrovare le competenze e le capacità smarrite.
Gli spunti sopra riportati sono tracce di un percorso avvincente e articolato, che il lettore può ritrovare nel libro di Masci, costruito attorno al tema cruciale del passaggio della famiglia da imputata a risorsa. Questo passaggio permette di stimolare le potenzialità autocurative presenti nella famiglia e costruire insieme un processo trasformativo. Il punto di vista di Masci, forte dell’esperienza sul campo, tiene conto dell’evoluzione della psicoterapia, avvenuta negli ultimi anni, nel favorire processi evolutivi attraverso le risorse di chi chiede aiuto. Pertanto, considerare la famiglia risorsa per il cambiamento, non esprime solo un’opportunità strategica, ma un importante principio etico nella costruzione di una relazione terapeutica significativa ed efficace.


Introduzione al libro di Francesco Colacicco
Ogni psicopatologia è un dono d’amore
(Scione Editore, Roma 2014)

Francesco Colacicco1


lavorare con la famiglia che il paziente ha in testa
La terapia familiare, sistemica e relazionale, cominciò a svilupparsi negli anni Cinquanta e nacque dalla psicoterapia psicoanalitica relazionale di Sullivan, da una teoria che metteva l’accento sulla interdipendenza dei comportamenti umani e da una pratica clinica che teneva conto del contesto interpersonale di appartenenza dei pazienti.
Questo approccio iniziale ha caratterizzato nel tempo il lavoro psicoterapico dei terapisti familiari, centrato sulla funzione dei sintomi e non solo sulla loro remissione, cercando collegamenti tra la storia personale e familiare del paziente e l’insorgenza prima e lo sviluppo poi dei disturbi psichici e comportamentali.
Poiché oggi nella nostra società il sistema umano che svolge la funzione genitoriale è abitualmente la coppia coniugale, ne consegue che le caratteristiche del ruolo genitoriale e il tipo e la qualità della vita familiare sembrano determinati dalle esperienze dei genitori nello sviluppo della loro infanzia e dalla relazione coniugale che si è strutturata. È facile intuire perciò quanto sia importante intervenire precocemente nelle situazioni a rischio, prendendo in carico le famiglie sulle emergenze portate dal bambino e lavorando sulla insufficienza grave delle attività funzionali ed espressive dei loro genitori. Proprio a seguito dell’esperienza fatta da Luigi Cancrini, da me e da altri del nostro gruppo a Palermo, dall’incontro con le famiglie multiproblematiche che vivevano nei quartieri più poveri della città, ci siamo resi conti che questi genitori sono spesso dei soggetti borderline. È da quell’esperienza che nel nostro gruppo è nata in noi una nuova attenzione verso i disturbi di personalità.
È così che, sviluppando questa nostra ricerca, abbiamo incontrato Lorna Benjamin e scoperto con lei tanti punti di contatto [1]. Tre punti fermi del suo discorso sono alla base delle nostre affinità:
1. la depressione, il panico, l’ansia sono tutti sintomi collegati a schemi che abbiamo appreso durante la nostra crescita e questi sintomi sono connessi a delle persone, alle figure significative della nostra vita;
2. la famiglia organizza la personalità e il modo di reagire ed il modo di rispondere a questi schemi è direttamente correlato ai sintomi;
3. ogni problema interpersonale lamentato dal paziente può essere collegato con le relazioni avute nell’infanzia con le persone che di lui si sono occupate attraverso i “processi di copia”.

D’altronde, anche il modello SASB (Structural Analysis of Social Behavior) della Benjamin ha come riferimento teorico Sullivan e si basa sulla sua idea che il concetto di sé di una persona ha origini nelle esperienze interpersonali con altri significativi. Si tratta di un modello che offre una teoria per capire come i disturbi di personalità siano influenzati dalle esperienze di apprendimento specifiche dell’individuo e dal contesto sociale attuale e identifica un contesto interpersonale particolare per ognuno dei sintomi che definiscono i rispettivi disturbi di personalità. Sullivan è un autore che ci accomuna molto: la terapia familiare nasce anche dai contributi di questo neuropsichiatra infantile che cominciò ad incontrare le famiglie partendo dalle emergenze portate dai bambini.
Ormai da alcuni anni la Benjamin viene con periodicità in Italia, la inseriamo abitualmente nel programma annuale dei workshop previsti nei nostri training, organizziamo degli incontri di supervisione con i nostri didatti. Abbiamo anche avviato presso il Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale un progetto di ricerca lavorando sui processi di copia con soggetti affetti da un grave disturbo di personalità: si tratta di una ricerca sugli esiti dei trattamenti seguendo il protocollo d’intervento della Terapia Ricostruttiva Interpersonale (TRI) che, secondo noi, ben si presta ad una integrazione col nostro approccio. Da due anni l’Istituto Dedalus ha costituito un gruppo di ricerca e di studio sui disturbi della personalità, al quale partecipano allievi e didatti, giovani terapisti e psicoterapeuti più anziani.
Da tempo Lorna ci segue con attenzione e collabora con noi nel nostro lavoro, nella formazione dei nostri allievi: l’approccio che propone ci affascina particolarmente e lo percepiamo di grande utilità. È un approccio che si propone come un intervento trasversale ai diversi paradigmi proposti in psicoterapia, una modalità di lavoro efficace con pazienti con disturbi di personalità e particolarmente resistenti all’abituale trattamento psicoterapeutico. Per noi è stato di grande interesse: c’è stata un’evoluzione indiscutibile della terapia familiare e dell’approccio sistemico in ragione delle enormi trasformazioni del sistema familiare.
Oggi la famiglia tradizionale (mamma, papà e due bambini, tipica degli anni Cinquanta) rappresenta solo una piccola parte del “sistema delle famiglie” (ci sono nuclei compositi, organizzazioni multiple, frammentate) e sempre più spesso il nostro lavoro si ferma sulle coppie e, ancora più spesso, sugli individui. Ecco perché la proposta di Lorna di l”avorare con la famiglia che il paziente ha in testa”, ci sembra una proposta straordinaria.
Quando la incontriamo alcuni di noi portano i loro casi in supervisione e il clima che lei costruisce è sempre estremamente affettuoso: Lorna “gioca” a fare la terapista, mentre il terapista simula e si improvvisa nelle vesti del proprio paziente. È una terapista accogliente e ferma, dolce, affettuosa ma solida. Io credo che sia proprio il terapista di cui ha bisogno un paziente con un disturbo di personalità: ha bisogno di un terapista che sia un punto fermo, che gli dia stabilità, ma che sia anche estremamente accogliente ed affettuoso. Così come Lorna aiuta il terapista a solidarizzare con il paziente, lei in supervisione solidarizza con il terapista. Mi sembra che già in questo, nella sua modalità di fare supervisione, ci sia un riferimento forte ai presupposti della sua teoria, che è fatta di solidarietà e comprensione da parte del terapista nei confronti del paziente. È questo clima che consente di portare il paziente prima a solidarizzare con il Sé-bambino e poi con il Sé della propria figura di attaccamento. È da qui che si passa per accedere al “dono d’amore”, attraverso la connotazione in positivo dei sintomi del paziente sotto forma di dono d’amore, di restituzione d’amore e d’affetto nei confronti delle proprie figure.
Questo tipo di intervento ci sembra efficace tanto da aver deciso di introdurlo nei nostri training [2], ovviamente partendo dal nostro modo di lavorare, coniugando quest’idea di lavoro con la nostra, servendocene soprattutto nel trattamento individuale dei pazienti con disturbi di personalità [3], ma anche con le coppie e con le famiglie, cercando di aiutarle a:
• modificare gli stili relazionali e le modalità di attaccamento di ciascuno in relazione all’altro (nella famiglia e nella coppia), a raggiungere forme di attaccamento affettivo più sicuro [4];
• creare nuove interazioni di attaccamento, un contesto in cui i bisogni di ciascuno possano essere espressi e ricevere risposta (stimolando la persona amata a rispondere adeguatamente) [5].

Di questi nuovi obiettivi che il terapista sistemico e relazionale deve portare in stanza di terapia ne avevano già parlato Minuchin e Nichols [6] venti anni fa, che chiusero un loro libro concludendo che gli psicoterapeuti della coppia e della famiglia devono avere «il coraggio di rinunciare all’illusione del Sé autonomo e di accettare le limitazioni dei legami». Mi sembra che questa affermazione possa essere interpretata come un’esortazione a considerare l’effetto liberatorio e non solo (forse piuttosto che) costrittivo di un legame, e su questo lavorare.
Mettere in corrispondenza come fa la Benjamin le storie familiari e le modalità di funzionamento della persona, del bambino prima e dell’adulto poi, ci consente di cogliere quei segnali precursori nel bambino che poi rimandano al disturbo di personalità dell’adulto, che spiegano la funzione dei suoi sintomi. Sta proprio qui, nell’intreccio tra le storie familiari e la modalità di funzionamento sintomatiche del paziente, che si colloca il terreno di lavoro privilegiato da Lorna. Tutto questo è molto in sintonia col nostro modo di pensare e stare in terapia, basti pensare alla storia della terapia sistemica e relazionale e ai suoi protagonisti. Il pensiero va subito a Luigi Cancrini e alla sua ricerca sulle corrispondenze [7,8] tra fase del ciclo di vita della famiglia, situazione vissuta ed emergenze sintomatiche; non è un caso che abbia scritto quello splendido libro che è La cura delle infanzie infelici [9] dopo l’incontro con la Benjamin.
La sensazione che abbiamo è di stare dentro un nuovo passaggio storico della psicoterapia sistemica, in cui accadono cose straordinarie, si generano pensieri nuovi e si costruiscono nuove pratiche, si aprono inedite possibilità.
Proprio per queste ragioni abbiamo pensato fosse utile scrivere questo libro, per riassumere con le parole di Lorna gli argomenti principali della sua teoria e mostrare al lettore come lei lavora. In una prima parte illustreremo:
• la TRI, le sue ipotesi fondanti, l’articolazione del processo terapeutico;
• il modello dimensionale della SASB e come codificare i comportamenti.

Daremo quindi tanto spazio ai suoi role-playing*, all’analisi dei casi clinici ed ai suggerimenti terapeutici.
Seguirà una seconda parte, una nostra elaborazione dei discorsi della Benjamin sul tema dei disturbi di personalità, partendo dall’approccio diagnostico della SASB per arrivare a definire un quadro psicopatologico dei differenti stili e disturbi. In successione verrà riportato un caso seguito dalla nostra équipe, attraverso il quale mostreremo come dei terapisti sistemici possono lavorare sull’individuo, servendosi dei discorsi della Benjamin ed utilizzando la propria “grammatica”.
Il libro si conclude con una mia intervista a Lorna, effettuata alla chiusura del master svolto a Dedalus lo scorso autunno. Ogni volta generosa, così anche quella sera, seppur affaticata per la lunga giornata di lavoro, ha risposto alle mie domande con immutata energia, sempre con pazienza, rigorosa nei contenuti e mostrando tanto affetto nei nostri confronti.

… Credo proprio che ci siamo “attaccati” a Lorna.
Bibliografia
1. Colacicco F. Una breve introduzione alla lettura di Lorna Benjamin. Ecologia della Mente 2011; 34: 172-81.
2. Colacicco F. La supervisione diretta sta diventando sempre più indiretta: il modello da imitare si offre più spesso dietro lo specchio. Ecologia della Mente 2012; 35: 41-51.
3. Colacicco F. La mappa del terapeuta. Roma: Scione Editore, 2013.
4. Pearson JL, Cohn DA, Cowan PA, Cowan CP. Earned- and continuous-security in adult attachment: relation to depressive symptomatology and parenting style. Development & Psychopathology 1994; 6: 359-73.
5. Johnson SM. Terapia della coppia e della famiglia. Una prospettiva basata sull’attaccamento. In: Cassidy J, Shaker P (a cura di). Manuale dell’attaccamento. Teoria, ricerca e applicazioni cliniche. II ed. italiana. Roma: Giovanni Fioriti Editore, 2010.
6. Minuchin S, Nichols MP. Family healing: tales of hope and renewal from family therapy. New York: Free Press, 1993.
7. Cancrini L. La psicoterapia: grammatica e sintassi. Manuale per l’insegnamento della psicoterapia. Roma: Carocci Editore, 1990.
8. Cancrini L. Il vaso di Pandora. Manuale di psichiatria e psicopatologia. Roma: Carocci Editore, 2001.
9. Cancrini L. La cura delle infanzie infelici. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2013.
I libri del Centro Studi
1969
– Cancrini L (collab. Ciani N.). Schizofrenia: dalla personalità alla malattia. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 1969; prima ristampa 1984.

1973
– Cancrini L (collab. Malagoli Togliatti M e Meucci GP). Droga: chi come e perché e soprattutto che fare. Firenze: Sansoni, 1973.

1974
– Cancrini L. Bambini diversi a scuola. Torino: Boringhieri, 1974; seconda edizione 1989.
– Cancrini L. Esperienza di una ricerca sulle tossicomanie giovanili in Italia. Milano: Mondadori, 1974; ristampa nel 1984 negli Oscar Mondadori con un saggio critico di Pierpaolo Pasolini e la risposta dell’Autore.
1975
– Cancrini L (a cura di). Bateson G, et al. Verso una teoria della schizofrenia. Torino: Boringhieri, 1975.

1976
– Cancrini L. Malagoli Togliatti M. Psichiatria e rapporti sociali. Roma: Editori Riuniti, 1976, traduzione in spagnolo nel 1980.

1977 
– Cancrini MG, Zavattini GC. Individuo e contesto nella prospettiva relazionale. Roma: Bulzoni Editore, 1977.

1979
– Cancrini MG, Harrison L. Due più due non fa ancora quattro. Manuale pratico di psicologia per adolescenti. Roma: Armando Editore, 1979.

1980
– Cancrini L. Tossicomanie. Roma: Editori Riuniti, 1980, traduzione in greco nel 1982.
– Malagoli Togliatti M. Droga, verso quale intervento? Roma: Carocci Editore, 1980.

1982
– Cancrini L. Quei temerari sulle macchine volanti. Roma: Carocci Editore, 1982.
– Cancrini L. Guida alla psicoterapia. Roma: Editori Riuniti, 1982, ristampa, 2004.

1983
– Cancrini MG, Harrison L. La trappola della follia. Roma: Carocci Editore, 1983; ripubblicato da Scione Editore nel 2013.

1984
– Battaglia M. Coletti M. Come parlare di droga nella scuola. Riflessioni e suggerimenti. Roma; Carocci Editore, 1984.
– Cancrini L. Quattro prove per l’insegnamento della psicoterapia. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1984.
– Cancrini L (collab. Mazzoni S, Costantini D). La guarigione nelle tossicomanie giovanili. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 1984.

1985
– Onnis L. Il bambino con disturbi psicosomatici. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 1985.
– Onnis L. Corpo e contesto. Terapia familiare dei disturbi psicosomatici. Roma: Carocci Editore, 1985.

1986
– Cancrini MG, Harrison L. Potere in amore. Roma: Editori Riuniti, 1986.
– Cancrini L (collab. Guida E). L’intervento psicologico nella scuola. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1986.
1987
– Cancrini L. La psicoterapia: grammatica e sintassi. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1987; traduzione in spagnolo 1990, traduzione in francese 1992.
1990
– Malagoli Togliatti M, Rocchietta Tofani L. Il gruppo-classe. Scuola e teoria sistematico-relazionale. Roma: Carocci Editore,1990.

1992 
– Cancrini L. (collab. La Rosa C). Il vaso di Pandora. Manuale di Psichiatria e Psicoterapia. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1992; traduzione in spagnolo nel 2003, ripubblicato da Carocci Editore nel 2013.

1993
– Cancrini L. W Palermo viva. Roma: La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993.
– Malagoli Togliatti M, Ardone R. Adolescenti e genitori. Una relazione affettiva tra potenzialità e rischi. Roma: Carocci Editore, 1993.
– Malagoli Togliatti A, Mazzoni S. Maternità e tossicodipendenza. Milano: Giuffrè Editore, 1993.

1994
– Manfrida GM. Il modello e l’immagine: la terapia con la famiglia nella cultura giovanile. In: Bassoli F, Mariotti M, Onnis L (a cura di). L’adolescente e i suoi sistemi. Roma: Edizioni Kappa, 1994.
– Onnis L, Galluzzo W. La terapia relazionale e i suoi contesti. Roma: Carocci Editore, 1994.

1995
– Lombardo GP, Malagoli Togliatti M. Epistemologia in psicologia clinica. Torino: Bollati Boringhieri, 1995.
– Manfrida GM. Colpi di scena e artifici retorici in terapia relazionale. In: Loriedo C, Malagoli Togliatti M, Micheli M (a cura di). Famiglia, continuità, affetti, trasformazioni. Milano: Franco Angeli, 1995.
– Manfrida GM. Santi, poeti, navigatori... identikit dei soci ordinari e della Società Italiana di Psicopatologia Relazionale. In: Loriedo C, Solfaroli Camillocci D, Mercuri L, Micheli M (a cura di). Etica, didattica e ricerca in psicoterapia relazionale. Milano: Franco Angeli, 1995.

1996
– Cancrini L. Date parole al dolore. Milano: Frassinelli, 1996.
– Dostoevskij FM, Cancrini L. Una tossicomania senza farmaci - Il giocatore. Roma: EdUP, 1996.
– Malagoli Togliatti M, Cotugno A. Psicodinamica delle relazioni familiari. Bologna: Il Mulino, 1996.

1997
– Allegri E. Supervisione e lavoro sociale. Roma: Carocci Editore, 1997.
– Cancrini L. Lezioni di psicopatologia.  Torino: Boringhieri, 1997.

1998
– Cancrini L. L’amore nevrotico. Saggio su «Una vita» di Guy de Maupassant. Roma: EdUP, 1998.
– Cotugno A, Malagoli Togliatti A. Scrittori e psicoterapia. La creatività della relazione terapeutica. Milano: Booklet, 1998.
1999
– Cancrini L. La luna nel pozzo. Milano: Raffaello Cortina Editore, 1999.
2000
– Allegri E. Valutazione di qualità e supervisione. Connessioni teoriche e strategie operative nel lavoro sociale. Trieste: LINT Editoriale, 2000.
– Onnis L. Saggio su Reparto n. 6 di Anton Cˇechov, di Oltre le mura del silenzio. Saggio sulla follia manicomiale. Roma: EdUP, 2000.

2002
– Cancrini MG, Mazzoni S. I contesti della droga. Milano: Franco Angeli, 2002.
– Malagoli Togliatti M, Lubrano Lavadera A. Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia. Bologna: Il Mulino, 2002.

2003 
– Cancrini L. Schiavo delle mie brame. Milano: Frassinelli, 2003; ripubblicato da Scione editore nel 2013.
– Cancrini MG, Gulimanoska L. Peer Educator Club. Roma: Scione Editore, 2003.

2004 
– Allegri E, Defilippi PG. Mediazione familiare: temi e ricerche. Roma: Armando, 2004.
– Onnis L. Il tempo sospeso. Milano: Franco Angeli, 2004.

2005
– Bianca CM, Malagoli Togliatti M, A. Micci L. Interventi di sostegno alla genitorialità nelle famiglie ricomposte. Giuristi e psicologi a confronto. Milano: Franco Angeli, 2005.
– Cialdella M (a cura di). I labirinti della dipendenza. Nuovi fenomeni, nuove vie d’uscita. Roma: Edizioni Kappa, 2005.

2006
– Allegri E. Le rappresentazioni dell’assistente sociale. Il lavoro sociale nel cinema e nella narrativa. Roma: Carocci Editore, 2006.
– Allegri E, Palmieri P, Zucca F. Il colloquio nel lavoro sociale. Roma: Carocci Editore, 2006.
– Bruni F, Defilippi PG. Le trame della terapia familiare. In: Ugazio V, Defilippi PG, Schepisi L, Solfaroli Camillocci D. Famiglie, gruppi e individui. Milano: Franco Angeli, 2006.
– Cancrini L. L’oceano borderline. Racconti di viaggio. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2006.

2007
– Bruni F, De Filippi PG. La tela di Penelope. Origini e sviluppi della terapia familiare. Torino: Bollati Boringhieri, 2007.
– Bruni F, Bellezza G. I voli dell’Ape. «Sport contro la droga»: itinerari di uscita dalla devianza. Torino: Antigone Edizioni, 2007.

2008
– Coletti M, Francesco G. Lavorare con i tossicodipendenti. Complessità, sfide e rimozione sociale. Milano: Franco Angeli, 2008.
– Coletti M. Come faccio a sapere se mio figlio si droga? Manualetto per genitori preoccupati. Torino: Antigone Edizioni, 2008.
2009
– Bruni F. Lo psicoterapeuta e il cane. Emozione, comunicazione. Torino: Antigone Edizioni, 2009.
2010 
– Bruni F, Vinci G, Vittori ML. Lo sguardo riflesso. Psicoterapia e formazione.  Roma: Armando Editore, 2010.
– Malagoli Togliatti M, Rocchietta Tofani L. Famiglie multiproblematiche. Dall’analisi all’intervento su un sistema complesso. Roma: Carocci Editore, 2010.
– Manfrida GM. Gli SMS in psicoterapia. Torino: Antigone Edizioni, 2010.
– Onnis L (a cura di). Lo specchio interno: la formazione personale del terapeuta sistemico nel panorama europeo. Milano: Franco Angeli, 2010.
– Onnis L (a cura di). Legami che creano, legami che curano. Attaccamento: una teoria ponte per le Psicoterapie. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.

2011
– Cielo S, Ramella Benna S. Il tempo di comunità. La comunità psichiatrica e il ciclo di vita della famiglia. Torino: Antigone Edizioni, 2011.

2012
– Cancrini L. La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell’origine dell’oceano borderline. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2012.
– Coletti M, Grosso L. La comunità terapeutica per persone tossicodipendenti. Torino: EGA-Edizioni Gruppo Abele, 2012.
– Galante R. Perché non lo lascio? Storie e psicoterapie di donne legate a uomini maltrattanti, Torino: Antigone Edizioni, 2012.
– Malagoli Togliatti M, Angrisani P, Barone M. La psicoterapia con la coppia. Il modello integrato dei contratti. Teoria e pratica. Milano: Franco Angeli, 2012.
– Onnis L. Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società. Milano: Franco Angeli, 2012.

2013
– Barbieri M, Benini C. Adozioni e psicoterapia. Roma: Alpes Italia, 2013.
– Cancrini L, Vinci G. Conversazioni sulla psicoterapia. Roma: Alpes Italia, 2013.
– Colacicco F. La mappa del terapeuta. Roma: Scione Editore, 2013.
– Onnis L, Di Gennaro A. Se mio figlio ha l’asma. Il malato, la famiglia, interventi possibili: «Come uscire dal tunnel». Milano: Franco Angeli, 2013.

2014 
– Cancrini MG, Harrison L. La terapia del sorriso. Roma: Scione Editore, 2014.
– Colacicco F. Ogni psicopatologia è un dono d’amore. Roma: Scione Editore, 2014.
– Coletti M, Cannizzaro C. Prevenire attraverso lo sport. Torino: Antigone Edizioni, 2014.
– Manfrida GM. La narrazione psicoterapeutica. Invenzione, persuasione e tecniche retoriche in terapia relazionale. Milano: Franco Angeli, 2014.
– Masci I, L’albero e il biancospino. La famiglia nell’anoressia da imputata a risorsa. Roma: Armando Editore, 2014.
– Vittori ML. Guida al paradigma relazionale. La teoria, la clinica, l’intrinseca bellezza. Milano: Franco Angeli, 2014.
2015 
– Cappuccio G. Una vita da psicologo. Scuola, risorse umane e psicoterapia. Cronaca ed emozioni di un percorso evolutivo. Torino: Edizioni Trauben, 2015.
– Onnis L (a cura di). Una nuova alleanza tra psicoterapia e neuroscienze. Milano: Franco Angeli, 2015.