Divagazioni sulla psicoterapia

Marco Vannotti1



Una delle difficoltà più serie per il terapeuta è quella di interpretare un rac-conto. Evidenziando i fatti in linea con la sua ipotesi di lavoro, egli ne trascura al-tri potenzialmente più importanti e, proponendo letture di parte, mortifica la ricchezza dell’esperienza vissuta nelle situazioni interpersonali con cui si confronta. Scopo della rubrica “La pagina letteraria” è quello di fornire proposte di lettura e di riflessione intorno alla possibilità di un racconto esaustivo. Potere del poeta, dello scrittore e dell’artista in genere è quello di costruire, con mezzi apparentemente semplici, una informazione efficace sulle situazioni interpersonali considerate nella loro complessità. Dovere del ricercatore è quello di partire da descrizioni di questo genere, per separare con precisione l’informazione sui fatti dalla teoria che li interpreta.


One of the most difficult tasks for the therapist is to relate a case-story. Stressing facts in line with the working hypothesis, the therapist overlooks other ones potentially more important. By proposing only certain interpretations the therapist damages the wealth of first hand experience coming from interpersonal situations. The section devoted to the literary page aims to provide suggestions and meditations towards the possibility of an exhaustive report. The power of poets, writers and artists in general, apparently using simple tools, cre­ates clear information on interpersonal situations seen in their complexity. The researcher, starting from such descriptions, has to separate precisely information on facts from the theory which explains them.


Una de las mayores dificultades encontradas por el terapeuta es la interpreta-ción del relato. El terapeuta evidenciando solo los hechos que concuerdan con su hipótesis de trabajo, descuida otros potencialmente más importantes. Además proponiendo interpretaciones parciales envilece la riqueza de la experiencia vivida en las situaciones interpersonales con las cuales se confronta. El objetivo de la sección “la página literaria”, es el dar sugerencias y puntos de reflexión sobre cómo obtener en la medida de lo posible, un relato exhaustivo. Poetas, escritores y artistas en general tienen en sus manos el poder de construir con elementos aparentemente simples, una información eficaz sobre situaciones interpersonales observa­das en su globalidad y complejidad, mientras que el investigador tiene el deber de basarse sobre las descripciones para separar con precisión los hechos de la teoría que los interpreta.

INTRODUZIONE
La terapia esige da noi terapeuti una riflessione su noi stessi, sugli altri, sulle relazioni, sulle procedure di scambi intersoggettivi. Noi siamo invitati a gestire il nostro coinvolgimento, sia nel senso dell’impegno compassionevole sia nelle tentazioni di fuga o di eccessiva autoprotezione.
Ho da tempo constatato quanto possa essere vantaggiosa la cooperazione tra le competenze dei miei pazienti e le mie. Sono convinto che in questo modo si possa ottenere un cambiamento di ordine esistenziale nel paziente e nella sua famiglia.
La terapia può essere considerata anche come un processo di scambi cooperativi. L’apertura su tali scambi favorisce per ciascuno il perseguimento di mete comuni e di valori consensualmente definiti. Cooperare significherebbe in questa prospettiva mettere a disposizione del mio paziente il mio coinvolgimento, la mia comprensione della storia, delle sofferenze, e delle gioie, dopo che lui mi ha offerto la sua comprensione della sua storia e della sua domanda di aiuto. Spesso questo scambio cooperativo si rivela difficoltoso e parziale; il pagamento degli onorari ne costituisce un altro aspetto, anche se non ne esaurisce l’estensione.
Piaget sottolinea come la cooperazione sia una relazione di reciprocità fra i vari partner di uno scambio: ciò assicura ad ognuno un profitto qualitativo secondo la propria scala di valori. È dunque in un’ottica soggettiva che viene valutato questo beneficio. Avendo però negoziato e condiviso obiettivi comuni, alla fine dello scambio ciascuno dovrebbe ritrovarsi vincente.
In che modo, per facilitare gli scambi, si possono avvicinare con benevolenza le vulnerabilità del paziente? Come insegnargli a essere fiducioso nelle proprie risorse? Come focalizzare l’attenzione sulle strategie di autoprotezione proprie a ogni famiglia e a ogni individuo? Con la co-costruzione di una zona di sicurezza mutua. Co-creare uno spazio sufficientemente sicuro favorisce lo sviluppo della rappresentazione di se stessi e dei propri valori nell’interattività con gli altri.
L’esperienza di accettazione di risorse e vulnerabilità proprie e altrui, la costruzione di un clima di fiducia e sicurezza costituiscono la base di un atteggiamento “etico” in terapia.
LA DIMENSIONE ETICA DELLO SCAMBIO
il giusto e l’ingiusto
Parto dal presupposto che la terapia può condurre all’equilibrazione maggiorante nella misura in cui ogni partecipante al processo ha il sentimento che lo scambio – che è invitato regolarmente a operare – sia sufficientemente corretto. La dimensione etica dello scambio è in primo luogo basata sul sentimento soggettivo del giusto e dell’ingiusto, sia per sé stessi sia per l’altro.
Applicando tale prospettiva al sistema terapeutico, la domanda centrale diventa: su quali assi valutativi i vari attori del sistema – pazienti e curanti – cercano di maggiorare i loro scambi? In altri termini, su quali assi valutativi tali scambi sono considerati tendenzialmente giusti o tendenzialmente ingiusti?
La maggiorazione necessita:
1. una certa equità;
2. una certa reciprocità;
3. il riconoscimento dello scambio avvenuto;
4. l’espressione della riconoscenza, della gratitudine.

1. Sono equi gli scambi considerati dai vari partner come sufficientemente adeguati riguardo alla loro estensione e al loro valore simbolico. Equo non significa equivalente, ma piuttosto corrispondente all’esigenza di una certa proporzionalità. Dovrebbe esserci, all’interno del nostro universo di problemi, una certa proporzionalità, ad esempio fra l’impegno del paziente e quello del terapeuta.
2. Riguardo alla reciprocità, lo scambio non corrisponde a criteri strettamente egualitari in ragione dell’asimmetria delle posizioni e delle responsabilità dei vari attori. Lo scambio nella terapia costruisce generalmente una successione di situazioni di debito transitorio; il debito diventa accettabile e strutturante quando, nella concatenazione di scambi, nel corso delle interazioni, ogni partner diventa di volta in volta donatario e donatore.
3. Riconoscere l’apporto di ognuno è centrale nella costruzione del cambiamento esistenziale. Il paziente deve sentirsi legittimato dai terapeuti nel suo pensare, nel suo patire. Il riconoscimento rappresenta un’esigenza primaria per la vita. Nella terapia, il paziente deve poter fare l’esperienza di sentire che il proprio apporto ha avuto un impatto sull’evoluzione del processo terapeutico e che ciò sia riconosciuto dal terapeuta. Il non riconoscimento dell’implicazione del paziente – il fatto che i terapeuti considerino come normale, insufficiente o non avvenuto lo sforzo da lui consentito, invocando, per esempio, fenomeni di resistenza – provoca sofferenza e nuoce alla terapia. L’assenza di quietanze positive può impedire la costruzione della stima di sé.
4. Anche la riconoscenza reciproca tra terapeuti e pazienti costituisce un fattore di crescita. La riconoscenza è un momento affettivo di gratitudine. La gratitudine nasce soprattutto dall’aspetto personale e non obbligato del dono, dal superamento – come forma superiore dello scambio – dell’interesse reciproco. La riconoscenza verso l’altro sorge spontaneamente quando la nostra persona è considerata come meritevole di attenzione e di affetto in uno slancio disinteressato e gratuito.
la dimensione emotiva dello scambio
Le emozioni che sorgono durante la terapia dipendono anche dal modo in cui il paziente percepisce e interpreta la natura dello scambio e l’atteggiamento del suo interlocutore – terapeuta o altro membro significativo della sua famiglia. Per queste ragioni, le categorie dell’affettività sono centrali nel nostro universo di problemi.
L’emozione che sorge quando si è trattati o quando si tratta secondo giustizia rappresenta una dimensione fondamentale nell’affidabilità delle relazioni. Tale processo è facilitato analizzando il sentimento del giusto e dell’ingiusto durante lo scambio in atto. Di fatto, niente può realmente toccarci, né trasformarci, finché perdurano un sentimento d’ingiustizia e l’assenza di affidabilità nella relazione.
Di fatto, il lavoro sulle emozioni non può svolgersi in un contesto dove i punti di vista conflittuali si saldano con la vittoria dell’uno sull’altro. I vari conflitti che accompagnano ogni processo di terapia (e di cooperazione) risultano positivi e maggioranti solo in particolari condizioni. Gli episodi conflittuali possono divenire fonte di crescita nella misura in cui portano a una disposizione al decentramento, all’attenzione all’altrui modo di sentire e di pensare.
L’esperienza condivisa rende di per sé diversi. A fortiori, la partecipazione all’esperienza dell’incontro, del lavoro compiuto in comune non può non accrescere la dimensione dell’essere delle persone che l’hanno vissuta soprattutto se ciò avviene all’interno di un clima di sicurezza.
Postuliamo perciò che una relazione terapeutica solida conduca col tempo a modificare in modo significativo – a “maggiorare” – tutti i soggetti in presenza e, quindi, anche gli stessi terapeuti. Se questi ultimi non cambiano – non evolvono, non si arricchiscono al contatto con i loro clienti – si può temere che anche i pazienti non si siano trasformati. Anche il comunicare al paziente come l’incontro con lui ci abbia “cresciuti” non è cosa agevole ed evidente. Necessita un lavoro di riflessione autentica su di sé come persona che dà e riceve, che si abbandona e stimola, che vive e cresce con l’altro. Ed è capace di offrirlo esplicitamente al suo paziente.